Al termine di quel periodo più o meno oscuro, Woodns fece ritorno a Como nella seconda metà del 1959, trovò lavoro come tintore nell'opificio, allora più grande della città, la Ticosa, e lì conobbe la futura sposa, Carla Peverelli, proveniente da una famiglia di origine contadina, trasformatasi poi, con l'avvento dell'industria, in nucleo proletario. Umberto si fidanzò ed ebbe fretta di sposarsi; convolò a nozze il 22 maggio 1960, nel giorno di Santa Rita, la santa delle rose. La coppia era desiderosa di avere dei figli, ma non vennero subito. Dovettero attendere circa tre anni e poi da quel matrimonio nacquero due figli, un maschio ed una femmina. Fu circa un anno dopo le nozze che Woodns imbracciò di nuovo il pennello. Fu per merito del suocero, Umberto Peverelli, o per meglio dire della sua provocazione. Accadde che ad una cena tenutasi con tutta la famiglia, egli manifestasse il desiderio di comprare tele e colori. Il suocero, che era un uomo «vittoriano» con principi molto diversi dai suoi, non ne aveva un’alta considerazione e, avendolo un po' soppesato, quella sera sentenziò in dialetto: «Se te voret fa, ti barlafus?». Come a dire: «Che cosa vuoi fare tu, uomo da poco?». Woodns accettò la scommessa e, spinto ancora di più dall'orgoglio, riprese a dipingere. E ciò fu per la vita. Non abbandonò mai più l'arte nella sua casa di Rebbio, a Como, in via Spartaco 13/B.
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